venerdì 26 febbraio 2016

ESSERE O NON ESSERE

Ci dibattiamo strenuamente senza consapevolezza alla ricerca del nostro essere. Tentiamo di essere ciò che ci hanno insegnato esser “giusto”. E non è facile, non è per niente facile. Nei momenti più bui, quando perdiamo le nostre certezze, perché non sono certezze, ci affanniamo allora a cercarne altre. È proprio nei momenti di smarrimento che cominciamo più strenuamente a difendere il nostro colore politico, la nostra squadra del cuore, il credo religioso e tutto ciò che può diventare apparentemente parte del nostro essere. Arriviamo così paradossalmente al conflitto con chi, come noi, è alla ricerca delle stesse certezze, sia pure in un’altra squadra o in un’altra religione. E per quanto sia a volte spiacevole combattere inutilmente per quelle che noi crediamo le nostre idee, ecco che spunta fuori il vero problema. Riflettendo, ci accorgeremmo che è tutta una questione di fiducia, e che sempre la fiducia riposta viene puntualmente delusa. Capiamo allora che tutto si basa sulla fiducia, fiducia a prescindere, Fiducia nel panettiere, perché mai con certezza potremmo conoscere la provenienza di quel pane. Fiducia nella politica, fiducia con il partner, fiducia per la banca o per il nostro medico. Il mondo, insomma, si regge su un’ipotetica fiducia che quasi sempre viene meno. A nessuno è dato di conoscere con certezza ciò che esiste nella testa dell’altro, perciò dobbiamo fidarci, sia che si tratti di compravendite che di patti d’amore. Non è solo la nostra vita individuale che ogni giorno viene sfiduciata dagli eventi, ma il mercato stesso, l’economia, la politica, la religione si basano sul principio della fiducia. Il potere di uno Stato è basato sulla fiducia, e così è per tutto. E quando il mondo traballa, come sta accadendo in questa epoca, è perché la fiducia diventa sempre più rara. Ciò accade non solo perché gli Stati, pur spiandosi e controllandosi a vicenda, diffidano gli uni dagli altri, ma soprattutto perché è la nostra individuale fiducia che è crollata. Ognuno di noi traballa nella sua più intima certezza, e la paura del non sapere o del dovere o dell’avere diviene sfiducia del proprio essere, perché è in atto un disconoscimento dell’individualità dell’essere, che è sempre più una pedina senza testa del sistema, costretto a lottare nella giungla dell’esteriorità imposta dal Grande Capo Economico.

L’Ermellino

  "Testa persa" polvere di monte e legno cm. 40x20x40 anno 2010, autore: Pietro Spadafina