Biografia


Una mano felice ed una certa abilità a cogliere i particolari della realtà segnano presto la strada artistica di Spadafina, spingendolo a coltivare la passione per il disegno. La famiglia lo indirizza agli studi umanistici, ritenendo la strada dell’arte troppo irta e poco pratica, ma ciò non lo allontana dall’arte, anzi lo proietta più profondamente verso una certa ricerca del colore e del segno. Ma la sua produzione artistica iniziale è sporadica, essenzialmente estetica e non risente di alcuna progettualità.

Una volta iscritto agli studi di architettura e approfondito il disegno tecnico-razionale, giunge inevitabilmente alla crisi creativa. La pittura come mera riproduzione della realtà gli sembra un artificio poco fantasioso. Il raggiungimento della perfezione tecnica attraverso l’armonia matematica non aggiungeva alla tela nulla di più di ciò che la natura da sola già sapesse fare.

L’artista proprio in quegli anni inizia un percorso di ricerca che possa svelare e tramandare il mistero che la natura custodisce gelosamente. Sono anni di impeto creativo, di istintività che prescinde dal perfezionismo, e che si pongono in una posizione assolutamente antitetica alla rappresentazione tecnico geometrica.

Nella Torino degli anni 70, il confronto con artisti come Pontecorvo e Dulgheroff e la vita dura per mantenersi agli studi fanno emergere e maturare un metodo intuitivo che penetra la facciata delle cose per cercare il mistero della vita. Ed è proprio dentro se stesso che l’artista va a scavare.

Mette a punto un metodo, un modo di disegnare (il Disegno Attivo) scevro da qualunque regola spazio-visiva: disegna ad occhi chiusi e supera i confini della tela stessa. Sono anni di grande produzione artistica e vari premi attestano l’originalità del suo lavoro. Tiene mostre in Italia e all’estero (New York, Basilea, San Francisco, Tokyo, Buenos Aires). Critici, come Claudio Gorlier, vedranno nelle sue opere "un mondo evocato fantasticamente ma solidamente ancorato a problemi e a interrogativi".

Il pittore dipinge per interrogarsi e s’interroga per scoprirsi.

Intanto si laurea al Politecnico di Torino e intraprende studi psicologici che ancor di più affinano il Disegno Attivo, che diviene argomento di corsi e seminari per la conoscenza di se stessi e per l’evoluzione della personalità.

Durante i corsi, tenuti presso il Boureau International du Travail a Torino (1981-82-83), il Disegno Attivo cresce, si confronta con culture straniere e genera altri artisti, nati dalla libertà dell’espressione inconscia.

Il lavoro artistico assume sempre più caratteristiche psicologiche e di conseguenza una certa solitudine si istituzionalizza quando decide di trasferirsi, negli anni 80, nella campagna pugliese, dove riporta alla vita e risiede in un’antica struttura del 600. Nonostante il desiderio di solitudine, è quello un periodo di grande interesse. Il TG1 gli dedica uno spazio nella rubrica Primissima di Gianni Raviele. L’isolamento diviene linfa creativa. Anche le dimensioni delle sue opere crescono e vengono acquistate più da istituzioni pubbliche che da privati. Si risposa, come egli stesso dice anche spiritualmente, con un matrimonio religioso che, però, non gli appare più assoluto come sarebbe stato in passato. È il sintomo della conquista della libertà e di un’appropriazione delle regole e della ragione.

Alla fine degli anni 90 si sente ormai pronto ad aprirsi completamente al mondo. Le paure non sono superate, ma accettate e sublimate in un coraggio intellettuale che sfugge agli schemi del mercato artistico. Rileva un vecchio pub e lo trasforma in caffè letterario-galleria d’arte, fonda e dirige periodici di arte e cultura (Excalibur e Cult), ricomincia a tenere corsi e seminari in Capitanata, in un clima di conflitti e mutamenti culturali, dovuti all’ingresso delle più disparate razze di immigrati. Pubblica Il Disegno Attivo (Edizioni Caffè del Conte). Le briglie di una realtà conflittuale non legano più l’inconscio e la sua terra diviene origine, percorso ed ispirazione della sua arte.

Lavora indefessamente. Le opere sono piuttosto svelate nei simboli, negli archetipi, le emozioni parlano chiaramente e si identificano, si confrontano con il tempo e con l’epoca cui partecipano. Concettualizza il Riverberismo, un metodo che vuole utilizzare gli strumenti della memoria per illuminare uno spazio del divenire perché il futuro è anche ieri.

Pubblica L’interpretazione dello scarabocchio (Bastogi).

Collabora con l’Università di Foggia per sottolineare, attraverso l’arte, il passaggio epocale dall’immigrazione temporanea a quella definitiva, che oramai fa della Capitanata una terra multirazziale e multiculturale.

Tuttavia, il sogno di inseguire un contatto sempre più profondo con l’Origine e di cercarne svelamenti si estende dalle immagini alle parole. La collaborazione con la moglie rende più facile l’attingere ad un femminile collettivo-originario che è alla radice della conoscenza. Il Disegno Attivo, come una sorta di scrittura automatica ispirata da un’energia non identificabile, imbocca la strada della narrativa: l’artista-scrittore pubblica L’uomo della gazza (Robin Edizioni, 2006) e Il prezzo del presagio (Robin Edizioni, 2007).

Quel senso del privato narcisistico, tipico degli artisti, si è disgregato per riorganizzarsi in un cosmo amplificato da nuove esperienze e studi che affondano le radici nella storia per preconizzare il futuro.

Nessun commento:

Posta un commento