sabato 26 maggio 2012

L'ingratitudine

Mi svegliai di soprassalto, bussavano alla porta. Alzandomi di scatto, sentii una vertigine al corpo e alla testa. Aprii la porta dall’interruttore in cima alle scale, e qualcuno la spalancò, facendo entrare un’immensa luce, accompagnata dal profumo fiorito della primavera inoltrata.
Con fatica focalizzai una figura in fondo al fascio di luce. Inaspettato e imprevedibile, un contadino mi chiedeva di aiutarlo a raccogliere l’uva nel vigneto confinante alla mia proprietà. La richiesta assurda di quella persona sconosciuta cominciò ad innescare una forte reazione emotiva.
Risposi che non potevo, e cercavo nella mente non lucida varie possibilità di scuse da addurre: non so farlo, non ho tempo, non sto bene, ecc., tranne quella più logica che in primavera l’uva non è pronta per essere raccolta.
Fu lui allora a dirmi: “Ti starai chiedendo perché in questa stagione…”, ma non me lo chiedevo, non ci pensavo neanche.
“Io sono il maestro della vendemmia e ogni tempo è il tempo della vendemmia”, mi chiuse la porta in faccia e se ne andò.
Mi svegliai. Ora ero consapevole che era notte piena. Dalla finestra potevo vedere la luna brillare e sentire ancora il profumo fiorito di primavera. Per qualche attimo convissero il sogno e la realtà, e il ricordo del maestro della vendemmia, al quale mi ero rifiutato. Mi riaddormentai…

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