mercoledì 11 aprile 2012

Gli impedimenti alla conoscenza. II


Uno sguardo alla società odierna può mostrare facilmente come la tecnologia ed il positivismo hanno raggiunto livelli altissimi. La felicità è alle porte di tutti, se per felicità si intende ciò a cui anelavano i padri: la pancia piena, il superfluo ed anche più del superfluo. Questo ha portato però, quasi per assurdo, ad un grado di infelicità interiore che alcuna comodità ed alcun benessere può colmare.

Tanto più fanno progressi la scienza e la medicina, migliorando la vita e allungandola, tanto più una schiera sempre più consistente di persone si rivolge ai cosiddetti operatori dell’occulto, anziché ai medici; quasi che i risultati incontestabili della medicina non ottengano più fiducia nei medici e nella scienza, come ci si aspetterebbe, ma spesso è vero il contrario.
L’uomo, non solo quello il cui livello culturale è scarso e ha serbato quindi un alto grado di istintività ma anche il professionista, sente il bisogno di sondare e di cercare risposte al di là della scienza, ove la scienza non ha messo e non potrà mettere radici.
I mezzi di comunicazione sempre più si interessano, perché fanno ascolto e catturano il pubblico, di magia, di miracoli, di astrologia, di ciò che è inconscio, occulto e che il positivismo aborre come suo opposto. L’unica spiegazione logica ed accettabile a questo strano movimento è quella per cui l’uomo, soddisfatte le ansie immediate legate alla materia e avendo tutte le energie indirizzate per fini materici, si è distratto dall’inconscio e dallo spirito: così facendo ha dato a quello modo di manifestarsi, di venire fuori e farsi largo.
Ci si rende conto, senza essere né psicologi né psichiatri, che, se si sta male e si è depressi, pur avendo una famiglia, un lavoro e di certo non manca lo svago, qualcosa d’altro è presente, ossia il vuoto. Ci si rende conto che un certo malessere, che non ha motivazione logica, è presente e che non potrà essere eliminato con strumenti logici come quelli che la medicina offre.
Questa, d'altronde, si rifiuta per la maggior parte dei casi di prendere in considerazione tutti quegli elementi che esulano dalla concretezza e che in genere sono la causa che in un secondo tempo scatenerà i malesseri fisici.
Questo è un dato di fatto da tutti accettato razionalmente, ma difficile da sormontare, perché uno scienziato o un medico, per quanto positivista e razionale, è comunque, come tutti, anche egli guidato dalle emozioni e dal suo inconscio, che più di tutti deve soffocare e reprimere perché sia accreditata a se stesso la scelta di vita. 
E’ così che sempre più medici non sono più come quelli il cui ascendente bastava a dare miglioramento fisico e sicurezza, perché relazionavano l’uomo umanamente, con la emotiva consapevolezza del paziente. Essi stessi sono ora macchine, perfetti a volte come le macchine, a cui è negata la sfera inconscia ed emotiva.
Quelli sapevano tutto o quasi della persona che avevano innanzi ed era scontato poter capire a quale causa imputare il malessere prima ancora che si radicasse nel fisico. Ora il paziente è un perfetto sconosciuto, numerato, che al medico con diffidenza si relaziona, sempre a caccia di questo o quello specialista, comunque settario e freddo.

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