giovedì 5 aprile 2012

La Luna, la Regina, l'Argento.

Gli alchimisti, come già abbiamo detto, nel Sole si identificarono perciò polarizzarono la Luna.
E’ facile osservare che tutto ciò che è in alto si rivela agli occhi dell’uomo solo quando ciò che è in basso perde luce, ossia da quando il Sole va a dormire e la Luna diffonde il suo pallido chiarore. Lei illumina gli oggetti tenuemente e di luce non sua,  tingendo  e  colorando  di  grigio e d’argento  tutto ciò che tocca.

Come non pensare all’immaginazione della quale la Luna e maestra e della magia pure?
Colui che osserva gli oggetti illuminati con la luce lunare esercita la massima funzione intellettiva, si sforza per meglio vedere; ma pure cosi compie errori perché osserva inconsapevole sotto una falsa realtà.
La Luna impedisce di discernere il bene ed il male, confonde,  dando a tutto lo stesso colore.
L’immaginazione, facoltà femminile precedente alla ragione, come lo è la notte al giorno, le tenebre alla luce, pure può essere equivoca e falsa se non è supportata dalla ragione; così come la ragione, ovvero la luce solare, risulterebbe accecante e alla follia porterebbe se la luce lunare non intervallasse. Così che giusto sarebbe osservare in piena luce solare quello che precedentemente, nella notte, la luna ha illuminato, ossia segnalato, oggettivato. E’ naturale allora, con l’ausilio della ragione, soggettivare ciò che la femmina offre.
Ciò che la Luna illumina è una parte precisa di un oggetto, ma non chiara, è un luogo irto di ostacoli in cui bisogna camminare e poi ritornare sulla strada, alla luce del sole. La via piena di ostacoli, buche nelle quali si cade e ci si rialza, paludi, intralci, certamente diversi sembreranno alla luce del sole.
Questo è importante comprendere: la strada va percorsa prima alla luce della Luna, poi alla luce del Sole.
Tuttavia, la Luna, l’immaginazione, per quanto necessaria, rischia di fermare il cammino, trattenendo la mente nell’atmosfera irreale e piacevole; perciò è bene che questa non da sola sia utilizzata ma sposa dell'intelletto.
 L’immaginario è una realtà misteriosa, ossia il mondo dell'immaginazione.
Nulla esiste di veramente falso ed inconsistente, si tratta invece di sottilissima materia, non ben definibile per la sua rarefazione.
I prodotti dell’immaginazione, quali i miti, le fiabe o le parabole nascondono verità profonde, materia fine e pregiata, troppo pregiata per essere comunicata così com’è; perciò si fa ricorso all’immaginazione e all’intelletto per comunicare tali verità in una forma più "leggera" che tutti alletta, ma che solo il pensatore può discernere.
Bocciare a priori la tradizione e la superstizione, altri prodotti dell’immaginazione, come fanno i positivisti, è una vera debolezza, poiché una credenza non è mai completamente cieca.
La lucidità dell’autocosciente primitivo, infatti, la lega a verità potenti ma troppo diffuse perché “saggi ragionatori” possano afferrarle.
Il saggio non disdegnerebbe questa ricchezza, ma proverebbe a sentirne il mistero anche in pieno giorno e non solo al chiarore lunare.
Potrebbe allora capire che cos’era realmente quell’immenso gambero che all’indietro, sotto la luce lunare, divorava i pesci ed i vermi morti. Il suo campo d’azione è il passato, non il futuro, la notte precedente, non il giorno.
Questo animale acquatico appare solo con la Luna poiché solo la luce di quella gli permette la visione: quando il Sole comincia a declinare, come se fosse stato distratto dalla sua ascesa, la Luna favorisce il ritorno a se stesso del gambero, la riflessione, la purificazione.
Il massimo dei frutti è in questo momento.
Insieme a questo animale altri due illuminano la notte: due cerberi preposti a difesa dell’immaginazione profonda,  grande, che a poche femmine è concessa.
I due cerberi sono uno bianco ed uno nero, poiché uno è a difesa della materia ed uno è a difesa dello spirito. Essi difendono le regioni proibite, là dove l’immaginazione si smarrisce  e  la  ragione  si  indebolisce. 
Difendono la femmina pura.
Non lasciano passare né chi propende per la materia né chi propende per lo spirito; ma se uno, con passo sicuro, cammina proprio al centro dei due e li guarda condistacco, allora intimorisce i cerberi che non oseranno impedire né mordere.
Allora quell’uomo riuscirà a salire sulla torre che rappresenta un edificio vivente, un re con la corona: da lì potrà guardare meglio la Luna.
Quanto più la torre è alta, tanto più è distaccata dalla terra, ma la possente corona la tiene ferma.
Quell’uomo, allora, pur consapevole dell’ingannevolezza di Ecate, la esperirà per imparare a non esserene più vittima e a non trascurare quindi la forma esteriore, il contingente, l’oggettività. Quell’uomo capirà anche che l’universo visibile è anche magia, illusionismo, ed il Creatore dell’universo apparirà in fondo il più grande illusionista, l’illusionista per eccellenza.

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