L’uomo si costruisce un sistema di regole teoriche e pratiche entro il quale muoversi abitudinariamente e con sicurezza e questo lo fa con volontà e determinazione; ma di pari passo, involontariamente, si costruisce senza consapevolezza un sistema emotivo, entro il quale è costretto a muoversi: un sistema fatto di uno o più ganci emotivi che lo acchiappano di tanto in tanto e lo distolgono dalla vita da robot che altrimenti farebbe.
Sono, infatti, proprio le emozioni che danno all’uomo la sensazione di vivere, che lo rendono umano, che gli procurano i sentimenti di gioia e sofferenza, che lo dominano e lo limitano come un altro schema. Ogni
individuo, per tutta la vita, è accompagnato da uno o più pensieri emotivi, senza
che questi in realtà si evolvano, ma cambiano solo forma. Potrebbe essere il
pensiero emotivo legato alla famiglia o al rapporto di lavoro o all’amicizia,
potrebbe essere il senso di inferiorità che man mano assume forme diverse o
quello di solitudine che si trasforma. Questi sentimenti creano in lui l’ansia,
la tensione emotiva ed è questo che erroneamente identifica con la sua
interiorità.
Spesso
chi ha paura di essere solo si ritrova solo, perché è questa paura che lo rende
nevrotico e mette in fuga gli altri, o lo rende invadente e ossessivo.
Lo
stesso sentimento fa assumere all’uomo atteggiamenti diversi nel corso della
vita, addirittura può capitare che chi ha paura della solitudine vivrà in modo
completamente opposto, accerchiato e circondato da numerose persone che, tuttavia,
non serviranno a placarlo.
Sono
questi sentimenti, queste paure che costituiscono le doti caratteriali
dell’uomo, quella che poi è detta anima erroneamente, perché per anima si
scambia un insieme fatto di paure, nevrosi, di ansie e di angosce, ossia un
insieme di limiti, mentre l’anima è tutto il contrario: è ampio respiro, è
libertà.
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