mercoledì 25 aprile 2012

Caratteristiche dell'uomo di conoscenza. II


L'uomo di conoscenza sorvola sul grigio che rende manifesto sia il nero che il bianco. Il grigio è certezza ma è una certezza di comodo: essere a metà tra i due estremi non è la virtù, perché la virtù è giungere a metà tra i due estremi dopo averli sperimentati entrambi.
L'uomo di conoscenza vive attraverso gli eccessi per giungere all'equilibrio, soffrendo ma capendo.
 Accetta il dubbio perché solo comprendendolo diventa certezza, equilibrio.
Egli non ha paura di indagare e sa che, per scoprire la verità, è lecito ogni strumento.
Scava sino ad arrivare alla voragine della terra; si scotta, se necessario, con il fuoco; non si lascia indebolire dai lamenti e dai rigurgiti del magma: quello che ode è vita. Soffre e fa soffrire quando ciò è necessario, ma solo quando è veramente necessario.
L'uomo di conoscenza non scinde le esperienze di vita dalla ricerca su di essa, perché sa che l'esperienza è la coscienza riflessa, è il cammino che la verità compie su se stessa, riflettendosi, accavallandosi.
Egli vive l'esperienza come se fosse la ricerca stessa, come se si trattasse di un metodo di ricerca al di fuori della realtà, proposto dalla realtà stessa, ma che vada, poi, al di fuori di essa, poiché verità e destino si sovrappongono.
Non trascura il fatto che l'emotività è energia e che essa porta, anche con metodi non ortodossi, alla conoscenza. Vive senza impedire la vita ma conoscendo la vita, senza impedire le emozioni ma percorrendo la strada delle emozioni per giungere alla conoscenza della verità.
L'uomo di conoscenza ha ben preciso in mente il fine che vuole raggiungere e, se il fine è quello della Grande Opera, egli può raggiungerlo pur utilizzando strumenti che inizialmente a lui sembrano sconosciuti, come il simbolo.

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