L'uomo di conoscenza sorvola sul grigio che rende
manifesto sia il nero che il bianco. Il grigio è certezza ma è una certezza di
comodo: essere a metà tra i due estremi non è la virtù, perché la virtù è
giungere a metà tra i due estremi dopo averli sperimentati entrambi.
L'uomo di conoscenza vive attraverso gli eccessi per
giungere all'equilibrio, soffrendo ma capendo.
Egli non ha paura di indagare e sa che, per scoprire
la verità, è lecito ogni strumento.
Scava sino ad arrivare alla voragine della terra; si scotta, se necessario, con il fuoco; non si lascia indebolire dai lamenti e dai rigurgiti del magma: quello che ode è vita. Soffre e fa soffrire quando ciò è necessario, ma solo quando è veramente necessario.
Scava sino ad arrivare alla voragine della terra; si scotta, se necessario, con il fuoco; non si lascia indebolire dai lamenti e dai rigurgiti del magma: quello che ode è vita. Soffre e fa soffrire quando ciò è necessario, ma solo quando è veramente necessario.
L'uomo di conoscenza non scinde le esperienze di
vita dalla ricerca su di essa, perché sa che l'esperienza è la coscienza
riflessa, è il cammino che la verità compie su se stessa, riflettendosi,
accavallandosi.
Egli vive l'esperienza come se fosse la ricerca
stessa, come se si trattasse di un metodo di ricerca al di fuori della realtà,
proposto dalla realtà stessa, ma che vada, poi, al di fuori di essa, poiché
verità e destino si sovrappongono.
Non trascura il fatto che l'emotività è energia e
che essa porta, anche con metodi non ortodossi, alla conoscenza. Vive senza
impedire la vita ma conoscendo la vita, senza impedire le emozioni ma
percorrendo la strada delle emozioni per giungere alla conoscenza della verità.
L'uomo di conoscenza ha ben preciso in mente il fine
che vuole raggiungere e, se il fine è quello della Grande Opera, egli può
raggiungerlo pur utilizzando strumenti che inizialmente a lui sembrano
sconosciuti, come il simbolo.
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