martedì 3 aprile 2012

Il Sole, il Re, l'Oro. I

L’Alchimia ha insegnato (è importante sottolineare che ciò è avvenuto involontariamente) che tutto è combinazione e tutto scaturisce dalla combinazione. Ciò non equivale al caso, come può sembrare all'uomo che non riesce a conoscere gli elementi che si sono combinati, né come si sono combinati, ma equivale alla legge di natura che si manifesta tutt'altro che casualmente. Ciò è certo per i filosofi, per gli scienziati e per i Maestri, ma per loro è certo pure che solo raramente l'uomo riesce a percepire l'ordine universale.

Fu meraviglioso per gli alchimisti la scoperta di alcune reazioni chimiche, ma essi non si resero conto dell’effetto di queste reazioni sulla psiche loro e dell’intera umanità.
Osservando, ad esempio, il fenomeno dell'osmosi, essi teorizzarono aspetti della personalità umana come l'egoismo e l'altruismo patologico.
Ciò, però, li portò non all'autocritica, bensì a porsi al centro dell'universo in atteggiamento osmotico; caddero, cioè, nelle trappole che la natura tende. Mai riuscirono ad arrivare all'oro, al Sole, poiché essi stessi si posero come Sole, senza quindi cercarlo fuori, né potevano trovarlo dentro.
Ovviamente l'umanità fu coinvolta dalla novità, ma esteriormente, empiricamente, vista l'assenza di comunicazione.
Questo decretò insieme alla loro segretezza anche il fallimento.
E’ utile ricordare che, per quanto abbiano avuto un ruolo fondamentale per la crescita dell’uomo, del pensiero, della società, essi attirarono l'odio di alcuni, cioè dei potenti, e le attenzioni di altri, furono perciò combattuti perché sentiti come una scheggia impazzita, un pericolo, ossia il germe del cambiamento; quanto più cercavano di affermare la nuova impostazione mentale, tanto più la vec-chia, opposta, si fortificava.
Inconsapevoli, non previdero ciò: senza volerlo diedero forza alle teorie che stavano per morire, alle menti vecchie, ma ciò servì a loro per identificarsi.
Gli alchimisti riuscirono senza dubbio ad individuare l’importanza dei simboli, perché presto capi-rono la limitatezza delle teorie e delle parole che componevano le teorie.
Si identificarono essi stessi con il simbolo più importante, più chiaro: il Sole, ossia misero il proprio io al di sopra di ogni cosa.
Questo significò un lavoro di conoscenza duro, al quale non si sottrassero, ma pure vi fu il rovescio della medaglia poiché l’io non comunicava con il resto.
Il conflitto, con il tempo, divenne più aspro: da una parte era evidente l’importanza delle combina-zioni, delle reazioni, ma dall’altra essi si isolarono, facendo dell’Alchimia uno studio senza con-fronto, ma non per questo privo di grandi conoscenze.
Essendosi  identificati con il Sole,  ossia con il Re, ossia con l’Oro, naturalmente caddero nella op-posizione  non solo con  la  Luna,  con  la Regina,  con  l’Argento,  ma anche, come si è detto, con la mentalità vigente, con la filosofia vigente, con la religione e con la femmina che è dentro di ognuno. Furono infatti per lo più separati dalle femmine, che si manifestarono e furono dette streghe. Il linguaggio simbolico, importante anche per emarginarle, fu per queste catastrofico, per quanto na-turale e automatico.
Essi studiarono e conobbero il simbolo del Sole e del Re, ma senza confrontarli con la Luna e la Regina, che vennero studiate separatamente, evidenziando un certo grado di superficialità (dell'uo-mo in genere), che dopo centinaia di anni è rimasto più o meno immutato.

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