C’è
un vero e proprio meccanismo che conduce alla conoscenza di se stessi, intesa
in senso profondo, che ovviamente si basa sulla relazione con l’altro. Questo
meccanismo è uguale a quello del sogno, ma si attua anche in stato di veglia.
Nel
sogno, infatti, colui che sogna è come se si trasformasse in Dio, in quanto crea gli uomini e le relazioni tra
quelli; li fa muovere ma, per quanto egli stesso li abbia creati, non sempre
quelli si muovono come gli aggrada.
Pari
al sogno è il mito degli Dei: anche lì l’uomo crea, ma pure quelli a volte si
muovono dispiacendolo.
Il
fatto che i personaggi del sogno, così come gli Dei, dispiacciano all’uomo
significa che è in atto una relazione emotiva. Ossia, come avviene nella
realtà, ogni volta che un individuo si relaziona (crea) con un altro
emotivamente, applica, senza rendersene conto, la teoria del frammento, cioè si sente "uno" e nell’altro
vede solo uno o due o tre aspetti della totalità.
Non
è difficile accettare il fatto che ogni uomo, quando si relaziona emotivamente
con l’altro, è più teso a sentirsi Dio più che accettarsi come un frammento, a
meno che non abbia già intrapreso la strada della conoscenza.
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