Il “no” è la prima reazione dell’uomo, il “no” è
pari alla disobbedienza, il “no” a Cristo, che doveva ed è stato “ucciso”, è il
no che ha ricondotto all’unità, che ha permesso a Dio di essere emotivamente,
come un frammento, e di ritornare all’origine consapevole del fine di ogni
frammento: la morte di Cristo fu necessaria perché costituì la fine di un ciclo
e l’inizio di un altro, ad un livello superiore. Un dato fondamentale è che conoscersi è per Dio
l'unica necessità, come lo è anche per l’uomo, e quanto più l’uomo è evoluto
tanto più forte sente questa.
Ciò, anche se inconsciamente, fu avvertito proprio
da chi era più vicino a Dio, a Cristo, da chi era più in avanti sulla strada
della conoscenza: dal colto e prediletto Giuda ai sapienti sacerdoti del
tempio. Questi più di tutti "vollero" la Sua morte.
Il processo naturale è proprio sentirsi uno, ossia
completo, poiché si desidera in base a come si è se, si capisce in base alla
propria intelligenza, si parla in base alla propria lingua. E’ ovvio che il
fatto che ci si senta uno e completo non vuol dire che lo si è nella realtà,
anzi è piuttosto vero il contrario, come è logico che sia.
Avere invece consapevolezza di se stessi come
frammento significa riconoscere la limitatezza della materia, essere perciò
pronti ad entrare a far parte della Grande Opera, che è la Natura , poiché c'è allora
la consapevolezza che con lo spirito si può essere invece tutto, ossia avere
coscienza di quella piccola parte di ognuno che è Dio, che è spirito, che è
totalità, che è uno. In ognuno c’è un granello, un piccolo seme che tutto è in
potenza.
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