sabato 21 aprile 2012

Necessità della conoscenza. III


Il “no” è la prima reazione dell’uomo, il “no” è pari alla disobbedienza, il “no” a Cristo, che doveva ed è stato “ucciso”, è il no che ha ricondotto all’unità, che ha permesso a Dio di essere emotivamente, come un frammento, e di ritornare all’origine consapevole del fine di ogni frammento: la morte di Cristo fu necessaria perché costituì la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, ad un livello superiore. Un dato fondamentale è che conoscersi è per Dio l'unica necessità, come lo è anche per l’uomo, e quanto più l’uomo è evoluto tanto più forte sente questa.

Con questi eventi, infatti, finisce l’era del Dio Cattivo ed inizia quella del Dio Buono.
Ciò, anche se inconsciamente, fu avvertito proprio da chi era più vicino a Dio, a Cristo, da chi era più in avanti sulla strada della conoscenza: dal colto e prediletto Giuda ai sapienti sacerdoti del tempio. Questi più di tutti "vollero" la Sua morte.
Il processo naturale è proprio sentirsi uno, ossia completo, poiché si desidera in base a come si è se, si capisce in base alla propria intelligenza, si parla in base alla propria lingua. E’ ovvio che il fatto che ci si senta uno e completo non vuol dire che lo si è nella realtà, anzi è piuttosto vero il contrario, come è logico che sia.
Avere invece consapevolezza di se stessi come frammento significa riconoscere la limitatezza della materia, essere perciò pronti ad entrare a far parte della Grande Opera, che è la Natura, poiché c'è allora la consapevolezza che con lo spirito si può essere invece tutto, ossia avere coscienza di quella piccola parte di ognuno che è Dio, che è spirito, che è totalità, che è uno. In ognuno c’è un granello, un piccolo seme che tutto è in potenza.

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