martedì 8 maggio 2012

La disubbidienza. III


L'atto di disubbidienza, di creatività, si innesca quando l'uomo sulla strada della conoscenza, nel tentativo di ritorno all'origine, rompe il cordone ombelicale, cioè la situazione statica di energia (statica potenziale) che egli stesso ha creato (generato); fa ciò attraverso un movimento brusco, di interruzione.
Il processo innescato dall'energia potenziale interrotta, ossia trasformata senza che nulla sia cambiato, dà vita al processo di deificazione dell'uomo di conoscenza.
Questo, come si è detto, accade soprattutto quando la ramificazione sulla quale si è incanalata l'energia è il ramo d'oro, quella prescelta da Dio.

Quando l'uomo di conoscenza innesca questo processo, quando egli è solo contro tutti, poiché diverso da tutti, separato da tutti, allora solo egli potrà comunicare con l'energia finale, quella che lo porterà alla fine del processo di deificazione, quella originaria, quella che lo ricondurrà attraverso lo stesso procedimento alla sua origine primitiva.
L'interruzione è il preliminare del processo di oggettivazione, di separazione. Per completare questo processo è naturale passare attraverso una fase di sofferenza, o fase di Saturno; ma il processo di oggettivazione, che avviene solo a livello fisico con l'interruzione, deve poi, per essere completato, seguire un iter di progressivo distacco dalla propria energia. Si tratta di energia prodotta e gestita dall'uomo (sempre involontariamente), ma, nel caso dell'uomo sulla strada della conoscenza, interviene il Maestro, così che il processo di gestione di energia diviene conscio, come diviene conscio (a posteriori) il processo di interruzione.
Questo processo coinvolge l'emotività, è proprio questa che dà connotazioni di intensa sofferenza al processo di oggettivazione.
Tuttavia se oggettivazione = emotività = sofferenza allora è pure = crescita, come in un neonato, che non fa altro che oggettivare ogni movimento, ogni emozione: quando dice "è buono, è bello, è brutto, lo voglio, non lo voglio" è oggettivazione.
Il concetto che l'uomo di conoscenza ha dell'emotività non è semplice come può sembrare, poiché egli sa che questa non solo è un serbatoio di energia, ma è soprattutto un alimentatore di energia, la quale, controllata consapevolmente, permette ad un occhio attento la gestione della dinamica naturale.
L'interruzione è un'esplosione che avviene a tutti i livelli di vita, reale e cosmica. Le conseguenze di questa non sempre sono visibili, dato che l'energia espressa a volte si manifesta, altre rimane latente per lungo tempo, pur sortendo necessariamente gli effetti dovuti. Di conseguenza l'interruzione, l'esplosione, la separazione, possono essere considerate una fase preliminare, nel senso che essa è preparatoria di una fase successiva, ove l'energia avrà connotazioni manifeste, sino a raggiungere risultati percepibili da tutti i sensi.
Il processo di interruzione, tuttavia, è attuato quando l'energia interrotta è sì trasformata in energia di altro tipo, ma deve anche essere possibile far ritornare l'energia a quella che era la sua forma iniziale.
Ciò la differenzia dal processo di interruzione che porta alla concretizzazione materica: infatti la materia non può essere gestita sino al punto da essere ritrasformata in energia.
L'energia che si trasforma in materia non trova alcuna opposizione nella fase di Saturno, cioè nella sofferenza, anzi ne è agevolata; ma l'uomo di conoscenza è interessato solo all'energia che ritorna all'origine, in quanto prodotta da colui che è senza padre e senza madre.
Costui, cioè, è egli stesso l'origine, nel senso che l'effetto esiste solo se di esso c'è la causa, poiché nell'armonia universale (micro e macrocosmica) causa ed effetto sono tutt'uno, ovvero l'effetto è al tempo stesso causa.

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